Ci viene sempre detto che i denti permanenti devono durare tutta la vita e quindi è giusto che vengano trattati il meglio possibile. Tutto ciò viene reso possibile quando si adotta uno stile di vita sano ed equilibrato. Tuttavia ci sono delle situazioni in cui questo equilibrio delicato viene meno.
In questa breve revisione della letteratura ci occupiamo dell’erosione dentale, ovvero la progressiva perdita della superficie dentale da parte di una fonte acida di natura non batterica, nei nuotatori.
Erosione dentale: le cause scatenanti
La causa scatenante risiede nell’eccessiva acidità dell’ambiente in cui ci si trova: affinché l’erosione progredisca il livello di pH della soluzione deve essere inferiore a 5,5 per lo smalto e 6,0 per la dentina.
Questa situazione si presenta quando la fonte di acidità è intrinseca (come la presenza di reflusso gastroesofageo e di episodi di vomito); nonché estrinseca (causata da farmaci e dagli integratori alimentari). Inoltre a queste due categorie si deve aggiungere coloro che potrebbero risultare esposti o sono esposti ad ambienti acidi per motivi professionali, come nel caso dei nuotatori.
C’è da dire che secondo le ultime linee guida dell’Oms risalenti al 2006 il pH dell’acqua di una piscina che usa disinfettanti a base di cloro deve essere mantenuto tra 7,2 e 7,8, quindi ampiamente sopra il valore soglia di 5,5 citato prima.
Bisogna precisare che non tutti i nuotatori e non tutte le piscine si trovano nelle stesse condizioni e che i nuotatori dovrebbero essere individui totalmente sani dal punto di vista odontoiatrico: le malattie dentali danneggiano la qualità della vita e hanno un impatto negativo sulle performance in allenamento e in gara causando dolore, ansia, deconcentrazione e quindi risultati inferiori alle aspettative.
Erosione dentale: differenza tra nuotatori professionisti e amatoriali
Un’ulteriore distinzione importante è distinguere i nuotatori professionisti dai nuotatori amatoriali: i nuotatori impegnati a nuotare a livello agonistico (quindi con più ore di allenamento in acqua) hanno avuto una maggiore incidenza di traumi e macchie dentali rispetto a quelli non competitivi. Ciò può essere causato dalla sostanza chimica utilizzata per disinfettare l’acqua della piscina e dal tempo trascorso all’interno delle piscine: l’esercizio fisico diventa sufficientemente vigoroso da consentire il contatto tra l’acqua e le superfici dentali. In linea di massima più di 6 ore di allenamento a settimana sono necessarie per aumentare il rischio di macchie dentali.
In letteratura sono descritti casi in cui l’incostante controllo del pH della piscina porti a erosione dentale (il più grave addirittura in sole due settimane), in più se ciò è accompagnato dell’uso di bevande sportive si ottiene un rischio maggiore di sviluppare lesioni erosive. Tuttavia questo argomento rimane dubbio in letteratura.
Il meccanismo patogeno dell’erosione dentale si basa sulla dissociazione dell’idrossiapatite e sulla ridotta mineralizzazione del tessuto duro dentale a causa dell’effetto lungo e frequente degli acidi.
Di fatto il nostro corpo per neutralizzare gli effetti degli attacchi acidi si serve delle capacità tampone della saliva, che in circa 30-40 minuti ristabilisce il giusto pH del cavo orale.
Questa situazione ideale però trova poco riscontro nella pratica sportiva quotidiana in quanto l’esposizione all’agente chimico può durare molto tempo e il flusso salivare può anche essere ridotto in caso di esercizio fisico intenso dovuto alla disidratazione.
Di fatto le probabilità di sviluppare l’erosione dentale sono risultate 5,3 volte tra i nuotatori che hanno più di 3 anni di esperienza di nuoto.
L’aspetto grave e sui cui bisogna riflettere è che oltre l’80% degli intervistati non pensava che queste situazioni nelle quali si trovavano fossero preoccupanti per la salute e quindi non riteneva necessaria una visita odontoiatrica. L’unico motivo per cui un nuotatore si reca dal dentista per sottoporsi ad un controllo è per problemi di ipersensibilità dentinale data dell’eccessiva erosione; questo suggerisce che l’ipersensibilità potrebbe essere un buon indicatore dell’erosione dentale.
Quindi chi si occupa di monitorare le condizioni del cavo orale, ovvero la comunità odontoiatrica, ha il compito di gestire preventivamente l’insorgere di lesioni erosive. La naturale conseguenza consiste in un’efficace gestione dell’erosione tramite uno screening dei primi segni di erosione e la valutazione di tutti i fattori eziologici.
Gli odontoiatri e gli igienisti dentali devono valutare bene il potenziale erosivo delle diverse bevande e cibi assunti dal paziente, oltre ad approfondire con domande mirate all’ambito sportivo, che come abbiamo visto è di fondamentale importanza.
Come contrastare la demineralizzazione e l’erosione dentale
Che alternative abbiamo ad oggi?
Innanzitutto la cosa più sbagliata da fare è consigliare di lavarsi i denti immediatamente dopo la nuotata: può essere dannoso poiché la superficie dei denti viene ammorbidita dal cloro acido.
Ci sono diverse alternative e come vedremo non tutte sono applicabili in un contesto di un allenamento agonistico.
La letteratura propone innanzitutto di sfruttare le capacità remineralizzanti del latte e del formaggio perché contengono una concentrazione maggiore di ioni calcio e fosfato rispetto alla saliva; una variante del latte è il trattamento con latte fluorurato perché fornisce effetti protettivi contro l’erosione dello smalto causata dall’acqua delle piscine a basso pH. L’applicazione di latte fluorurato sia prima che dopo l’esposizione erosiva fornisce i maggiori effetti protettivi; un’altra valida alternativa è il fluoro, il cui effetto protettivo sull’erosione è però controverso: risultati promettenti per inibire l’erosione sono stati ottenuti solo in presenza di elevate concentrazioni di fluoro contenuto nelle vernici fluorate e nelle mousse, non nei dentifrici usati quotidianamente.
Il fluoro è ben noto per migliorare la remineralizzazione e ridurre notevolmente la demineralizzazione in ambienti acidi lievi; un’altra alternativa consiste nella possibilità di adottare soluzioni come chewing gum contenenti bicarbonato, questo perché hanno dimostrato che la combinazione di fluoro e bicarbonato aumenta notevolmente la resistenza agli acidi. C’è però da tener presente che un abuso di bicarbonato a livello domiciliare porta a danni quali l’abrasione dentale; inoltre può essere presa in considerazione l’utilizzo di chewing gum contenente xilitolo: infatti la saliva stimolata dall’uso di gomme da masticare senza zucchero ha promosso un’azione remineralizzante nei fenomeni erosivi e abrasivi; infine un’altra pratica utile è il risciacquo della cavità orale con acqua, bicarbonato di sodio dopo ogni pratica di nuoto.
Per concludere l’uso di uno spray al bicarbonato di sodio come Cariex® sulla mucosa ha dimostrato innanzitutto di essere la soluzione più pratica e rapida; soprattutto permette di controllare l’abbassamento del pH salivare dopo il consumo di carboidrati, contribuendo alla prevenzione della carie e dell’erosione dentale.
Il consiglio è quello di lavarsi bene i denti con uno spazzolino morbido prima di entrare in acqua, spruzzare Cariex® sulle mucose e superfici dentali e ripetere l’operazione ogni 40 minuti di allenamento;
– Dott. Simone Bergomi –
Se hai qualche domanda da sottoporre all’autore scrivi a: simone.bergomi93@gmail.com
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